Dopo tanti dubbi, ora finalmente c’è una data…la data in cui verrà cancellata la legge Fornero! Scopriamo quando avverrà.
L’universo previdenziale è stato “stravolto da due riforme importantissime. La più nota è sicuramente la legge Fornero, entrata in vigore nel 2012 e che prende il nome dalla sua prima firmataria: l’ex ministro del lavoro del Governo Monti, Elsa Fornero. Da quel momento, sul fronte delle pensioni, nulla è più stato lo stesso.
E’ stata cancellata la pensione di anzianità che consentiva di uscire dal lavoro con 40 anni di contribuzione e l’età pensionabile per l’accesso alla pensione di vecchiaia è stata portata a 67 anni. Attualmente, infatti – essendo la legge Fornero ancora in vigore – per poter andare in pensione è necessario avere almeno 67 anni e 20 anni di contributi.
Molti si chiedono se tale legge verrà mai cancellata e se, un giorno, sarà possibile ritornare ad accedere alla pensione basandosi unicamente sui contributi a prescindere dall’età o se, comunque, sarà possibile andare in pensione prima di aver compiuto 67 anni anche se non si anno 40 o più anni di contribuzione.
Il Governo di Giorgia Meloni si è posto come obiettivo di legislatura il superamento della legge Fornero in quanto, un’età pensionabile spostata così in avanti, non favorisce nemmeno il ricambio generazionale all’interno dei luoghi di lavoro. Fino ad ora non è stato possibile cancellarla per ragioni economiche: si rischierebbe di compromettere la stabilità del sistema previdenziale. Ma c’è una data: è stata resa nota la data in cui forse potremo dire dire addio alla legge Fornero.
Molti si chiedono se e quando la legge Fornero verrà mai cancellata definitivamente. Al momento le casse dell’Inps non consentono fare questo passo così azzardato poiché, troppe uscite anticipate di massa dai luoghi di lavoro, metterebbero seriamente in crisi il sistema di previdenza sociale. Ma c’è una data: una data in cui tutto potrebbe cambiare.
Come anticipato nel paragrafo precedente, l’universo previdenziale è stato cambiato da due grandi riforme: una è stata la legge Fornero e l’altra la legge Dini entrata in vigore dall’1 gennaio del 1996. La legge Dini non ha cambiato il requisito anagrafico né il requisito contributivo per l’accesso alla pensione ma ha modificato radicalmente il modo in cui le pensioni vengono calcolate.
Fino al 31 dicembre 1995 le pensioni venivano calcolate con il sistema retributivo: in pratica si calcolava l’assegno pensionistico sulla base della media degli ultimi stipendi ricevuti dal lavoratore. Questo sistema, però, costava davvero troppo alle casse dell’Inps e non si poteva andare avanti così.
Con la legge Dini siamo, dunque, passati al sistema contributivo e, dal 1996, l’importo della pensione mensile che una persona riceve dipende dai contributi versati e dall’età a cui smette di lavorare. In pratica l’insieme dei contributi che un lavoratore versa nell’arco di tutta la carriera viene moltiplicato per un coefficiente di trasformazione, un numero che aumenta con l’aumentare dell’età a cui un soggetto smette di lavorare.
Il sistema contributivo pesa decisamente meno sulle casse dello Stato in quanto, alla fine, una persona riceve né più né meno di quello che ha versato durante gli anni di lavoro. La maggior parte delle persone che oggi va in pensione ha sia contributi versati prima del 1996 – cioè dell’entrata in vigore della legge Dini – sia contributi versati dopo: quindi l’assegno pensionistico viene calcolato con il sistema misto.
Per dire addio del tutto alla legge Fornero senza “far crollare” le casse dello Stato sarà necessario pesare il meno possibile su queste. Dunque la cancellazione di tale Legge potrà, forse, essere possibile solo quando tutti gli assegni previdenziali saranno calcolati esclusivamente con il sistema contributivo, cioè quando nessun lavoratore avrà contributi antecedenti al 1996. Secondo le stime, ipotizzando che una persona inizi a lavorare a 18 anni, questo potrebbe avvenire intorno al 2045.
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