Candele finite da riciclare? Tecnica salva-risparmio: calda atmosfera senza spreco!

Risparmio garantito quando si hanno delle candele finite da riciclare: a quanti è capitato di trovarsele tra i piedi? Troppa poca cera per accendersi, ma ancora con del potenziale.

Gli amanti delle atmosfere cozy e del profumo in casa, non possono dire di no alle candele. In commercio ce ne sono tantissime, ma nella maggior parte, sussiste lo stesso problema quando stanno terminando. Sono lì lì, pronte a non accendersi più, ma pare un peccato perché potrebbero ancora dare molto. Con questa tecnica velocissima tornano in vita.

Candela terminata da riciclare e mano che schiocca dita con fiammella
Candele finite da riciclare? Tecnica salva-risparmio: calda atmosfera senza spreco!-Jubilaeumlareatanum.it

Far tornare in vita un oggetto del genere non è roba da poco. Sono in tanti a pensare che una candela finita sia da gettare e basta, ma i più oculati sanno benissimo che nonostante non si accendi più, c’è qualcosa che ancora possono offrire. Infatti, è proprio in base alla posizione delle stoppino che la cera si consuma in un certo modo.

In prodotti di ultima generazione, specie in quelli più grandi, si cerca di ottimizzare questa risorsa, inserendo più stoppini. Comunque alla fine della fiera però, ci si ritrova con la stessa condizione. L’aspetto interessante è che questa tecnica va bene su tutte le candele, e non annoia per niente, perché si esaurisce in pochissimo tempo.

Se le candele finite sono da riciclare con questa tecnica tornano nuove!

Le candele finite mettono tristezza, sia perché si è consci di non avere più nulla che ricrei l’atmosfera preferita in casa. Ma anche per il fatto che si sa che si dovrà presto trovare delle degne sostitute. Il punto è che prima di attuare il secondo passo, cioè l’acquisto di un nuovo prodotto, si possono ancora utilizzare quelle consumate. Tecnica infallibile, è davvero una fonte di risparmio!

candela in mano
Se le candele finite sono da riciclare con questa tecnica tornano nuove!- Jubilaeumlareatanum.it

Risparmio di denaro e fatica, si risolvono due piccioni con una fava, evitando al contempo gli sprechi. È una tecnica salva-risparmio a tutti gli effetti! Se in casa ci si ritrova tante candele terminate, magari con profumazioni simili, allora si è nella condizione perfetta. In questo caso, più è il caos degli oggetti che si hanno, maggiore è la resa! Cosa fare?

Basta prendere tutte le candele finite e metterle dentro una pentola piena di acqua calda. L’obiettivo e scaldare a fiamma bassa-media, il contenuto degli involucri di vetro, fino a scioglierlo del tutto. L’acqua deve arrivare a circa la metà del barattolo contenente la cera, non deve coprirla. In poche parole, il sego deve liquefarsi. Compiuto questo passaggio, è essenziale avere però a disposizione dello stoppino nuovo di zecca.

Infatti, nel frattempo che la cera passa allo stato liquido per effetto del calore, dello spago va scaldato sulla fiamma di un’altra candela, in modo da avere tutti gli stoppini che servono. Se per esempio ne servono due, bisogna tagliarne un pezzo adatto al contenuto di due candele, sempre in riferimento alle loro dimensioni.

Appurato questo passaggio, nelle candele che si stanno sciogliendo sarà venuta fuori la parte di metallo dello stoppino, la quale va prelevata con una pinza e gettata via. Questa va ricreata con della semplice carta stagnola messa alla base dello spago riscaldato ormai irrigidito, per poi immergere lo stoppino fai da te completo in uno strato di cera precedentemente liquefatto nel barattolo riutilizzato. Avere dei barattoli in più già lavati, velocizza e semplifica la pratica.

Quando si immerge il nuovo stoppino nella base della candela, la cera liquefatta, va bene metterla in frigo per una decina di minuti, in modo che si solidifichi più velocemente. Terminata questa fase, basta versare il resto del sego liquido nel barattolo tenendo su lo spago dello stoppino.

Et voilà, tutte le candele che sembravano perdute, tornano come nuove. Non serve buttarle, né comprarne di nuove, se non è questo il risparmio, allora, cosa lo è?

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