Multa da 500 a 5.000 euro per chi accende i camini e le stufe in queste Regioni italiane

In molte Regioni italiane vige il divieto di accensione delle stufe che non rispettano i requisiti: multe elevate per chi trasgredisce.

L’inverno è alle porte, e con esso il desiderio di riscaldarsi davanti a un camino o una stufa. Tuttavia, in alcune Regioni d’Italia, accendere questi impianti può costare caro, letteralmente.

Camino e denaro da dare, concetto di multa
Multa da 500 a 5.000 euro per chi accende i camini e le stufe in queste Regioni italiane – jubilaeumlauretanum.it

Le normative sulla qualità dell’aria sono infatti diventate sempre più severe vista la situazione globale, con regole precise, nate per ridurre le emissioni inquinanti. E non rispettarle può significare multe salate, che in alcuni casi arrivano fino a 5.000 euro. E non parliamo solo di camini e stufe datati: anche impianti relativamente nuovi potrebbero rientrare nelle categorie ufficialmente vietate, a causa di prestazioni emissive non conformi alle normative attuali.

La situazione è complessa, e le ripercussioni sono tante: c’è chi dovrà rinunciare all’uso del camino, chi sarà costretto a sostituire l’impianto con un modello più moderno e chi, purtroppo, rischia di incorrere in sanzioni per aver sottovalutato le regole. Ma come orientarsi in questa giungla di regolamenti? E quali sono le Regioni che applicano le norme più rigide? Vediamolo insieme.

Stufe e camini non a norma: le nuove disposizioni regionali

Per quanto riguarda l’utilizzo di strumenti a forte impatto ambientale, la Lombardia guida la classifica delle restrizioni. Dal 2020 è vietato installare generatori di calore alimentati a biomassa legnosa (come camini e stufe) con prestazioni emissive inferiori alla classe 4 stelle. L’uso di impianti con 0, 1 o 2 stelle è proibito, così come quello di stufe a pellet sotto i 35 kW che non utilizzano pellet certificato classe A1 UNI EN ISO 17225-2. Ma non è finita qui.

Camino legna e pellet
Stufe e camini non a norma: le nuove disposizioni regionali – jubilaeumlauretanum.it

A partire dal 15 ottobre 2024, chi vorrà installare nuovi impianti dovrà rispettare requisiti ancora più rigidi. Ad esempio, nei Comuni sopra i 300 metri di altitudine, le emissioni di polveri sottili non dovranno superare i 20 mg/Nm³. Sotto questa soglia altimetrica, i limiti saranno persino più stringenti.

Anche il Veneto ha introdotto divieti per l’uso di impianti con una classificazione inferiore a 3 stelle, arrivando a proibire l’installazione di generatori sotto le 4 stelle già dal 2020. Tuttavia, è bene ricordare che questa Regione offre incentivi per sostituire vecchi impianti con modelli più ecologici, come stufe e termostufe a pellet.

Non è esente nemmeno l’Emilia Romagna, dove l’uso di camini e stufe di classe 1 e 2 stelle è vietato negli immobili con sistemi di riscaldamento alternativi, situati sotto i 300 metri di altitudine. Anche qui, le stufe devono essere registrate al CRITER (Catasto Impianti Termici).

In Piemonte, invece, dal 2018 è vietata l’installazione di generatori con meno di 3 stelle, mentre dal 2019 l’obbligo è passato a 4 stelle per nuove installazioni. Analogamente, la Toscana ha introdotto l’obbligo di registrare camini e stufe a biomassa, con l’obiettivo di monitorarne l’impatto ambientale.

L’inosservanza delle normative anti-inquinamento, come già sottolineato, può portare a sanzioni elevate che partono dai 500 euro, ma la buona notizia è che in molte Regioni sono previsti incentivi per chi decide di adeguarsi alle nuove regole, sostituendo vecchi impianti con modelli più ecologici.

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