In molte Regioni italiane vige il divieto di accensione delle stufe che non rispettano i requisiti: multe elevate per chi trasgredisce.
L’inverno è alle porte, e con esso il desiderio di riscaldarsi davanti a un camino o una stufa. Tuttavia, in alcune Regioni d’Italia, accendere questi impianti può costare caro, letteralmente.
Le normative sulla qualità dell’aria sono infatti diventate sempre più severe vista la situazione globale, con regole precise, nate per ridurre le emissioni inquinanti. E non rispettarle può significare multe salate, che in alcuni casi arrivano fino a 5.000 euro. E non parliamo solo di camini e stufe datati: anche impianti relativamente nuovi potrebbero rientrare nelle categorie ufficialmente vietate, a causa di prestazioni emissive non conformi alle normative attuali.
La situazione è complessa, e le ripercussioni sono tante: c’è chi dovrà rinunciare all’uso del camino, chi sarà costretto a sostituire l’impianto con un modello più moderno e chi, purtroppo, rischia di incorrere in sanzioni per aver sottovalutato le regole. Ma come orientarsi in questa giungla di regolamenti? E quali sono le Regioni che applicano le norme più rigide? Vediamolo insieme.
Per quanto riguarda l’utilizzo di strumenti a forte impatto ambientale, la Lombardia guida la classifica delle restrizioni. Dal 2020 è vietato installare generatori di calore alimentati a biomassa legnosa (come camini e stufe) con prestazioni emissive inferiori alla classe 4 stelle. L’uso di impianti con 0, 1 o 2 stelle è proibito, così come quello di stufe a pellet sotto i 35 kW che non utilizzano pellet certificato classe A1 UNI EN ISO 17225-2. Ma non è finita qui.
A partire dal 15 ottobre 2024, chi vorrà installare nuovi impianti dovrà rispettare requisiti ancora più rigidi. Ad esempio, nei Comuni sopra i 300 metri di altitudine, le emissioni di polveri sottili non dovranno superare i 20 mg/Nm³. Sotto questa soglia altimetrica, i limiti saranno persino più stringenti.
Anche il Veneto ha introdotto divieti per l’uso di impianti con una classificazione inferiore a 3 stelle, arrivando a proibire l’installazione di generatori sotto le 4 stelle già dal 2020. Tuttavia, è bene ricordare che questa Regione offre incentivi per sostituire vecchi impianti con modelli più ecologici, come stufe e termostufe a pellet.
Non è esente nemmeno l’Emilia Romagna, dove l’uso di camini e stufe di classe 1 e 2 stelle è vietato negli immobili con sistemi di riscaldamento alternativi, situati sotto i 300 metri di altitudine. Anche qui, le stufe devono essere registrate al CRITER (Catasto Impianti Termici).
In Piemonte, invece, dal 2018 è vietata l’installazione di generatori con meno di 3 stelle, mentre dal 2019 l’obbligo è passato a 4 stelle per nuove installazioni. Analogamente, la Toscana ha introdotto l’obbligo di registrare camini e stufe a biomassa, con l’obiettivo di monitorarne l’impatto ambientale.
L’inosservanza delle normative anti-inquinamento, come già sottolineato, può portare a sanzioni elevate che partono dai 500 euro, ma la buona notizia è che in molte Regioni sono previsti incentivi per chi decide di adeguarsi alle nuove regole, sostituendo vecchi impianti con modelli più ecologici.
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